Addio mia concubina

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Dopo aver fatto visita al vecchio maestro, che cerca di spronare Douzi e Shitou ad uscire dal letargo, Juxian annuncia al marito di attendere un figlio. Nel ’45 i giapponesi si ritirano e rientrano i nazionalisti: durante uno spettacolo nasce una rissa e Douzi viene arrestato per collaborazionismo, mentre Juxian perde il bambino. Al processo, nonostante la confessione di Douzi, questi viene assolto grazie alle pressioni di Guan. Con la fuga a Formosa di Chang e l’arrivo dei maoisti Douzi e Shitou tornano in scena, mentre Guan viene condannato e fucilato. Inizia il revisionismo, e l’Opera non sfugge all’autocratica maoista, che con l’impennata dei Cento Fiori porterà addirittura alla sostituzione di Douzi con un giovanetto adottato dai due. La rivoluzione culturale del ’66 vede gli attori bruciare libri ed abiti di scena: Shitou subisce un processo, e viene trascinato in piazza e costretto a denunciare Douzi e a sconfessare il suo amore per Juxian. Trascorso del tempo i due vecchi attori si ritrovano nel vecchio teatro dell’Opera, adattato a palestra, dove recitano per l’ultima volta la scena che li ha resi celebri: Douzi, prima che il compagno possa fermarlo, gli sfila la spada e si toglie la vita.

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